Piero Livi, regista olbiese
livi è la maggior figura olbiese in campo cinematografico. Regista autodidatta, seppe raccontare con schiettezza la sardegna del banditismo e dell'emarginazione e contemporaneamente dedicarsi all'organizzazione di festival cinematografici
Olbia, città operosa e dinamica, ha dato i natali a intellettuali di spessore. Impossibile, se si parla di artisti olbiesi, dimenticare il regista Piero Livi che ha dedicato la carriera al racconto di personaggi scomodi della sua Sardegna. Nato nel 1925, Livi dimostrò passione per il cinema fin da giovanissimo facendosi le ossa con il mediometraggio "Una storia sarda” interpretato da Matteo Maciocco e Mavie Bardanzellu.
La notorietà arriva nel 1969 con "Pelle di bandito”, film in cui racconta la storia del bandito di Orgosolo Graziano Mesina, con Ugo Cardea nei panni del protagonista. Girato con piglio neorealista e considerato dalla critica una delle migliori opere sul banditismo, partecipò alla Festival di Venezia. Nel 1976 arriva "Dove volano i corvi d'argento”, storia di un sardo emigrato che torna nella terra di origine per vendicare il fratello ucciso ma finisce per consegnare i colpevoli alla giustizia.
Dopo questi due lavori non diresse per oltre vent’anni ma promosse la Mostra Internazionale del cinema indipendente che durò dal 1967 al 1974. Nel 1999 tornò alla macchina da presa con "Sos laribiancos - I dimenticati”, trasposizione del romanzo di Francesco Masala "Quelli dalle labbra bianche”. A lungo considerato regista di nicchia, fu riscoperto tardivamente. Poté assistere alla retrospettiva organizzata al Cinema Trevi di Roma nel 2010. Si spense cinque anni dopo.