Arte, cultura e tradizioni

Olbia durante il Medioevo

il medioevo ebbe per olbia un duplice volto: mentre l'età giudicale fu un periodo di crescita e prosperità, l'arrivo degli aragonesi diede inizio a un declino inesorabile che portò la città allo spopolamento e alla miseria

Per Olbia l’inizio del Medioevo ha coinciso con un periodo di crescita demografica ed economica. Nell’XI secolo la città, allora appellata Civita, era la capitale del Giudicato di Gallura nonché sede episcopale e ospitava alti funzionari come il Maior Portus e la Cancelleria giudicale. A tale periodo risalgono alcuni dei monumenti più notevoli: la cattedrale di San Simplicio, eretta in stile romanico pisano sul terreno di una necropoli punico-romana, la cinta muraria, il palazzo giudicale. Fino al 1218 le redini dello stato furono tenute dai Lacon-Gunale, cui subentrarono i pisani Visconti e nel 1296 la repubblica marinara di Pisa.

I toscani fondarono la città di Terranova accanto a Civita, nei pressi del porto, ed eressero il castello di Pedres poco a nord della città. All’inizio del Trecento in Sardegna si affacciò una nuova potenza, quella degli Aragonesi; dopo la loro vittoria, per Olbia iniziò un lento ma inesorabile declino. Secondo le cronache, nel 1358 la città contava circa 800 abitanti a fronte dei quattromila di Sassari, ma alcuni quartieri risultavano essere in rovina e preda di saccheggi.

I nuovi padroni introdussero il feudalesimo e diedero in gestione la città a potenti famiglie locali; Terranova fu inserita nella baronia omonima e dal 1579 divenne un marchesato. Lo spostamento dei traffici marittimi a favore della costa occidentale, il dilagare della malaria e le continue incursioni piratesche diedero il colpo di grazia ad Olbia, la cui popolazione alla fine del Cinquecento è stimata in appena 400 abitanti.

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